di EDUARDO DE FILIPPO, regia BRUNO COLELLA, con LUNETTA SAVINO e BRUNO COLELLA, LINA POLITO, VITTORIO CIORCALO, e con Giovanni Allocca, Antonella Migliore, Bianca Nappi, Franco Pica, Marco Tornese, Nicola Vorelli. Produzione Laboratori & Laboratori Flegrei S.r.l. - Doppiaeffe S.r.l.
Eduardo definirà BENE MIO, CORE MIO come «la commedia più napoletana che abbia mai scritto». Il titolo riprende un'espressione abituale con cui a Napoli si identifica ironicamente il tiro giocato ai danni di qualcuno da un'insospettabile persona di famiglia. L'affetto reciproco dei due maturi fratelli, Lorenzo e Chiarina, uniti dalla convivenza e dalla memoria dei genitori defunti, è autentico, ma è intrecciato coi fili dell'opportunismo e dell'avidità , spacciati ipocritamente per altruismo e disinteresse. La prima parte della commedia è incentrata soprattutto sul personaggio di Chiarina, sapientemente sviluppato dall'autore. Al primo atto vengono messi a fuoco il suo attaccamento alla casa e la paura di trovarsi ai margini della vita familiare in seguito a un ipotetico matrimonio del fratello; nel secondo atto a prevalere è soprattutto la sua femminilità , risvegliata dalla storia d'amore col giovane Filuccio.
Figura piuttosto tradizionale all'inizio, Chiarina si rivela in tutta la sua anticonformistica modernità, per assestarsi infine nel ruolo un po' arcigno di moglie e madre, pronta a difendere con le unghie e con i denti gli interessi della sua nuova famiglia. Ma anche Lorenzo non e' esente da malizie: sarà proprio lui alla fine a rovesciare a suo vantaggio gli imbrogli messi in atto dal cognato Filuccio, impadronendosi di tutto il patrimonio di famiglia grazie al matrimonio con la bella e giovane Virginia, matrigna di quest'ultimo. La commedia andò in scena al Teatro Eliseo l'11 dicembre 1955. Eduardo la ripropose però nel ciclo televisivo del 1964, interpretata da un'attrice non napoletana, Anna Miserocchi, e nel 1983 la affidò a una formazione guidata da Isa Danieli e Piero Di Iorio, firmandone lui stesso la regia. Per l'occasione revisionò il testo, eliminando il personaggio dello scemo Pasqualino e rendendo il finale ancora più aspro e stridente.
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